Telefonate fatte dal posto di guardia del comando dei vigili urbani. Effettuate durante i turni notturni, domenicali e qualcuno anche di sabato pomeriggio. Per questo motivo sei vigili urbani, in servizio al comando catanzarese, sono imputati di peculato. Secondo la Procura, infatti, durante il turno di piantone, «avendo ragione del proprio ufficio la disponibilità delle linee telefoniche, le utilizzavano per motivi personali ed in casi non eccezionali, appropriandosi così degli impulsi elettrici mediante i quali avviene la trasmissione della voce, ma soprattutto delle somme corrispondenti all'entità dell'utilizzo». Per questo motivo, il sostituto procuratore della Repubblica, Cristina Tettamanti, ha chiesto l'emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti di Emilia Laureana di 46 anni, Maria Scumaci di 39 anni, Maria Angotti di 29 anni, Umberto Raimondo 53 anni di Gimigliano, Maurizio Lamanna di 44 anni e Luciano Calabrese di 42 anni. L'ipotesi di reato è peculato. E si perchè quelle telefonate a pagamento avevano dei costi superiori rispetto alle quelle urbane. Ieri mattina, al quarto piano del Tribunale di via Argento, si è tenuta la prima udienza davanti il Gup, dottoressa Tiziana Macrì. Un'udienza lampo, il tempo di ascoltare l'eccezione preliminare sollevata dall'avvocato Antonio Chiarella che ha evidenziato come tra le fonti di prova indicate dal pubblico ministero c'era un errore materiale in quanto sono stati indicati atti di un altro procedimento. Da qui la richiesta al Gup della nullità della richiesta di rinvio a giudizio per violazione dell'articolo 417 e per la violazione del diritto di difesa. Alle eccezioni dell'avvocato Chiarella si sono associati gli altri difensori (del collegio difensivo fanno parte Domenico Pietragalla, Enzo De Caro, Giuseppe Vitale, Fabrizio Nunzio Sigillò, Greco, Chiara D'Amato, Giuseppe Pagliaro, Francesco Di Lieto). Il pubblico ministero Tettamanti si è opposto alla richiesta dell'avvocato sostenendo che il decreto può anche essere modificato in udienza. Il giudice Macrì si è riservato di decidere ed ha rinviato tutto al prossimo 25 febbraio per decidere sulle eccezioni preliminari. Secondo l'accusa, le telefonate effettuate dall'utenza di servizio durante il turno di piantone risalirebbero all'anno 2001, ed avrebbero avuto dei costi variabili: una sarebbe infatti costata 25 mila lire, un'altra 80 mila lire, un'altra ancora 550 mila lire, fino ad arrivare ad un imputato che avrebbe effettuato telefonate, in giorni diversi, per un totale di un milione e 240 mila lire.
Luigina Pileggi |