Giustizia, Berlusconi: "mai citata l'immunità" PDF Stampa E-mail
ImageRoma. "Simul stabunt, simul cadunt". Silvio Berlusconi 'scivola' sul latino (la forma corretta sarebbe stata il futuro 'cadent'), ma il messaggio che manda alla Lega in mattinata è chiarissimo: il federalismo fiscale deve marciare di pari passo con la riforma della giustizia. Anche il Carroccio però è altrettanto chiaro: l'obiettivo ora deve essere il federalismo fiscale. E' un collegato alla manovra e quindi va approvato entro il 2008. E la Lega è pronta ad approvarlo "con chi ci sta", dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Di ritorno all'immunità parlamentare, poi, i padani non vogliono sentir parlare. Spiegarlo ora ai propri elettori in un momento di antipolitica come questo sarebbe impossibile. Ma in serata, dopo un vertice dei 'big' della Lega e una telefonata tra Bossi e Berlusconi il clima si stempera: il presidente del Consiglio precisa di non aver mai citato lui personalmente la parola immunità ("non farò oggi quello che non ho fatto ieri"). E Maroni dichiara che quella sul federalismo fiscale e quella sulla giustizia sono riforme che possono benissimo camminare insieme. "Se ci sarà da lavorare anche 24 ore al giorno nessun problema - afferma - per avere il federalismo noi lavoreremo anche 25 ore al giorno.

La Lega non si è mai tirata indietro quando si è trattato di lavorare". Più esplicito ancora il commento di Bossi: "Nessuna lite: faremo tutte e due le riforme. Ma per noi è meglio fare prima il federalismo". Braccio di ferro rientrato, dunque? Forse è troppo presto per dirlo, dicono nell'opposizione. L'unica cosa certa, sottolinea un deputato del Pd, è che nella maggioranza prevale una "logica di scambio" alla quale noi diciamo 'no'. "Un ricatto", dice chiaro e tondo il numero due del Pd Dario Franceschini. Mentre Enrico La Loggia (Pdl) nega spiegando che tutti e due i provvedimenti sono nel programma con il quale la maggioranza ha vinto le elezioni. Quindi si faranno insieme. "Non ci sono "né rappresaglie - aggiunge - né vendette". "Non c'é nessuna sfida o contrasto con la Lega", aveva cercato di tranquillizzare in mattinata il presidente del Consiglio. Riforma della giustizia e federalismo fiscale, aveva spiegato, sono due progetti che possono benissimo avere un percorso comune e condiviso: "In una Camera ci sarà il federalismo fiscale e in un'altra, contestualmente, ci sarà la riforma della giustizia".

Ma la riforma della giustizia, aveva ribadito, "é prioritaria". E su questo non si torna indietro. Anche il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, però, era sembrato ugualmente determinato. Prima si era confrontato con il ministro-ombra per le Riforme Sergio Chiamparino trovandosi sostanzialmente d'accordo sui tempi ("entro il 2008") e sul contenuto della proposta. Poi aveva illustrato la sua bozza alla conferenza Stato-Regioni e anche qui i commenti erano sembrati positivi. Vasco Errani si era detto pronto a collaborare perché la riforma sul federalismo fiscale "é ormai ineludibile". Mentre il governatore del Piemonte Mercedes Bresso aveva definito l'incontro "positivo nel contenuto e nel metodo". Quindi Calderoli aveva partecipato al vertice con Bossi, Maroni, Rosi Mauro e i capigruppo Roberto Cota e Federico Bricolo nel quale si era espresso anche "disappunto" a proposito dell'idea di riparlare adesso di immunità. Alla fine, una telefonata tra Bossi e Berlusconi avrebbe riportato la calma nella maggioranza. Dopo un po' infatti Maroni dice, anche al Tg1, di essere certo che il federalismo si farà nei tempi dovuti e come da programma. Mentre il premier precisa: "Io? Mai parlato di immunità...". "Con la Lega non c'é nulla da appianare", taglia corto, infine, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. E la polemica rientra. Il commento a caldo, nell'opposizione, lo dà Antonio Di Pietro: "Qualcuno dovrebbe regalare un registratore a Berlusconi visto che un giorno dice una cosa e il giorno dopo la smentisce...".
 
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