Giustizia: giovedì il voto alla Camera sul lodo Alfano PDF Stampa E-mail

ImageRoma. L'Aula di Montecitorio voterà il Lodo Alfano giovedì, prima del decreto sicurezza. Ed è molto probabile che la norma 'blocca-processi' contenuta nel decreto venga modificata profondamente se non addirittura ritirata. E' questa la conclusione di una giornata al cardiopalma sul fronte della giustizia, nella quale è saltata alla fine l'ipotesi di un'intesa tra centrodestra e opposizione.

Pd e Idv hanno infatti abbandonato i lavori della commissione e il governo, sostenuto dalla maggioranza dei gruppi parlamentari (grazie anche all'astensione dell'Udc), ha deciso di andare avanti sul Lodo Alfano: la norma che punta a sospendere i procedimenti giudiziari per le quattro più alte cariche dello Stato fino alla fine del loro mandato. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, nella conferenza dei capigruppo che si è svolta in serata e dalla quale tutti attendevano una parola chiarificatrice, ha spiegato che la cosiddetta 'salva-premier': la misura che sospende per un anno tutti i processi per reati commessi fino al giugno 2002, si sarebbe potuta cambiare profondamente se non addirittura ritirare.

Ma la vicenda del 'sorpasso' in Aula tra Lodo e 'blocca-processi' è piuttosto complessa soprattutto perché si é svolta alla vigilia della manifestazione convocata dall'Idv proprio per dire basta alle leggi ad personam proposte dal governo Berlusconi. Nei giorni scorsi in molti avevano scommesso che si sarebbe potuti arrivare ad una sorta di intesa tra i poli riguardo la possibilità che il Lodo Alfano venisse discusso dall'Aula della Camera prima del decreto sicurezza. Sulla spinta anche dell'Udc che da sempre aveva dato il suo parere favorevole in linea di principio al Lodo, come confermato anche oggi da Pier Ferdinando Casini.

In cambio, però, il Pd aveva fatto capire che avrebbe chiesto il ritiro della 'blocca-processi': la misura che avrebbe gettato lo scompiglio nei tribunali di mezza Italia come denunciato dall'Anm pronta a scendere sul piede di guerra. Ma in giornata il filo sottilissimo che legava Pdl e Pd sul fronte di questa possibile intesa si è spezzato. E per diverse ragioni. Da una parte Berlusconi, dal Giappone, avrebbe chiesto un'accelerazione perché non si sarebbe fidato del 'via libera del Pd senza incassare prima il Lodo. E dall'altra anche per il Pd sarebbe stato davvero difficile spiegare l'eventuale 'scambio' proprio alla vigilia della manifestazione di Di Pietro.

Così la presa di posizione del capogruppo alla Camera Antonello Soro che faceva trasparire un qualche segnale di apertura al confronto, sarebbe stata vista malissimo da un'altra parte del partito.
Così, nel pomeriggio, il Pd si è visto costretto a tirare il freno a mano con il 'no' a 360 gradi del presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro: "Il Lodo? Non è necessario né urgente. E poi, solo se si fa con legge costituzionale...". Anche durante la seduta congiunta delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali c'é stata un po' di tensione nel gruppo, ma alla fine Marco Minniti ha spiegato che l'ipotesi di accordo non esisteva ("é inaccettabile") e che la proposta di togliere la 'blocca-processi' in cambio del Lodo altro non era se non l'ammissione che la prima non era altro "che una legge ad personam fatta su misura per il premier".

E da qui è stata un'escalation: Marina Sereni in capigruppo da detto 'no' alla richiesta del governo di inversione dell'odg e si è opposta al contingentamento dei tempi che invece potrebbe arrivare. Poi tutti i deputati del Pd, dopo la capigruppo, hanno deciso di abbandonare i lavori di commissione per protesta. Alla vigilia della manifestazione,insomma, il clima tra i poli è di nuovo tesissimo, nonostante l'ottimismo del presidente della Camera Gianfranco Fini che ha considerato l'annuncio del governo di ritirare la blocca-processi dopo il 'si' al Lodo una decisione che potrebbe creare "un clima meno infuocato". (Anna Laura Bussa)

 

 
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