Camera, fiducia al governo PDF Stampa E-mail

ImageRoma. Dopo la fiducia incassata ieri alla Camera - con 335 voti favorevoli, 275 contrari ed un astenuto - il Governo passa oggi all'esame del Senato. Il voto di fiducia a Palazzo Madama è previsto per le 13.

"Non c'é altra strada che il dialogo". Spiazzando una volta di più l'opposizione Silvio Berlusconi eleva all'ennesima potenza l'appello ad un dialogo costruttivo tra maggioranza e opposizione. "Necessario" per il premier ora non più solo sulle riforme ma su tasse, sicurezza, immigrazione clandestina, emergenza rifiuti, lotta alla mafia, salari, pensioni, Alitalia, potere d'acquisto delle famiglie. E addirittura sulla riforma della Rai, per porre fine ad una "guerra quasi ventennale" fatta di "incomprensioni e scontri".

Tutti nodi gordiani per tagliare i quali, oltre all'ampia maggioranza uscita dalle urne, al premier servirà "il contributo costruttivo che l'opposizione vorrà offrire". Ma anche il consenso del mondo imprenditoriale, sindacale, delle professioni e di pezzi della società civile. Muovendosi in pieno spirito ecumenico, Berlusconi oggi promette di lavorare con i sindacati dei lavoratori e con le associazioni degli imprenditori "per individuare, senza pregiudiziali ideologiche, le strade più utili per far ripartire l'Italia". E non è un caso se il primo atto ufficiale del suo governo è la convocazione delle parti sociali a Palazzo Chigi, martedì prossimo. Il Cavaliere si spende per il dialogo a tutti i costi nella sua replica al dibattito sulla fiducia, alla Camera. E più tardi, al Senato, non si limita a dare per letto il discorso fatto a Montecitorio, ma alza ancora l'asticella, chiede agli avversari politici di agevolare i suoi passi con una "comune assunzione di responsabilità" su altri temi ancora. Il Palazzo comincia ad interrogarsi nervoso sulle ragioni della rivoluzionaria disponibilità di Berlusconi. E' vero che il premier, preoccupato dalla situazione in cui versa il Paese, cerca "rimedi efficaci" e punta ad una chiamata in correità nella assunzione di una serie di "misure difficili e impopolari".

E' vero anche che, quando prende la parola al Senato, il Cavaliere risponde di fatto in modo cortese al discorso in fondo scettico di Walter Veltroni, accentuandone più che altro le aperture. E' vero ancora che Berlusconi ha l'obiettivo non secondario di consolidare il bipartitismo, tagliando fuori le 'minoranze' e dando solo al Pd dignità d'interlocutore. Ma la 'pax' berlusconiana, sorprende e fa nascere sospetti. Il premier parla a Palazzo Madama di "una disponibilità al confronto non pregiudiziale tra opposizione e Governo che non ha precedenti nella storia repubblicana". "Alla Camera - osserva - ho constatato con soddisfazione che, salvo poche eccezioni ancorate ad una visione della politica che avevo definito come lotta antropologica anziché come un confronto di idee, la strada del dialogo è stata da tutti condivisa ed apprezzata". "Sono estremamente grato all'onorevole Veltroni di questa disponibilità - aggiunge - della quale garantisco cercheremo di fare tesoro senza distinzione di ruoli". Tutto ciò "farà bene al Paese" e "alla credibilità dell'Italia ampiamente compromessa". Dopo averne legittimato il 'governo ombra', al leader del Pd il Cavaliere strizza l'occhio con un romanesco "Se po' ffà, ce la possiamo fare", alludendo al dialogo possibile attraverso "confronti continuativi e periodici".

E addirittura fa suo lo slogan di Veltroni sulle tasse: "pagare meno per pagare tutti". Anche la riforma dello scalone pensionistico non sarà "pregiudizialmente smantellata" e, come chiede il leader del Pd, si riformerà in modo bipartisan "l'architettura istituzionale" e si metterà mano alla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo. Intanto, Berlusconi annuncia che, nel primo consiglio dei ministri a Napoli, il suo governo saprà mantenere gli impegni presi e varerà misure su sicurezza, abolizione dell'Ici e detassazione degli straordinari. Ma poi tira fuori il vero sogno dal cassetto: "Considererò un grande successo del Governo e del Parlamento se la prossima volta, chiunque vincerà le elezioni, non si parlerà più di pacificazione e legittimazione come di eventi straordinari, ma ci si occuperà soltanto delle cose da fare per il bene del Paese". "Considererò questo risultato - dice con parole che in parte chiariscono il suo obiettivo- il compimento di un impegno pubblico cominciato nel 1994 proprio per contribuire a trasformare la politica italiana realizzando in Italia, dopo una profonda crisi politica, un bipolarismo moderno nel quale tutti gli italiani possano sentirsi rappresentati". (ANSA)

 
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