Templari: IL CONCILIO DI TROYES; 13 gennaio PDF Stampa E-mail
Lunedì 13 Gennaio presso la Cappella Templare di Santa Maria Coeli San Gennaro di Napoli si terrà una veglia Templare con preghiera di ringraziamento a San Bernardo per ricordare una data significativa e storica del nostro glorioso e antico Ordine Templare IL CONCILIO DI TROYES; Il 13 gennaio dell’anno 1129 si riunirono, a pochi chilometri di distanza da Payens, i partecipanti al Concilio di Troyes. convocato da papa Onorio II.
Furono presenti: il cardinale Matteo di Albano (rappresentante del Papa); gli arcivescovi di Reims e di Sens; dieci vescovi; otto abati cistercensi di Vézelay, Cîteaux, San Bernardo da Chiaravalle , Pontigny, Troisfontaines e Molesmes; e alcuni laici come Tebaldo II, conte di Champagne, André de Baudemont, il siniscalco di Champagne, il conte di Nevers e un crociato del 1095.
Il concilio grazie a San Bernardo riconobbe e confermò i Templari e risolse alcune dispute riguardo al vescovo di Parigi.Questo Concilio doveva redigere il regolamento dei Cavalieri Templari, un vero e proprio statuto che tenesse conto della situazione del tutto speciale dei Cavalieri Templari e al contempo garantisse la vita monastica dei suoi aderenti. Al Concilio di Troyes, riunito per redigere il regolamento dei Cavalieri Templari, erano presenti un legato papale, due arcivescovi, gli abati di numerosi conventi alcuni dignitari dell'Ordine Templare.

Leggere questa lista di partecipanti fa una certa impressione: la presenza di un legato del papa, dell’importanza del cardinale Mattia di Albano, dimostra che anche papa Onorio II era particolarmente interessato agli avvenimenti. Può essere che Hugues de Payns, durante il suo "viaggio promozionale", avesse trovato il modo di far visita al papa a Roma, poco prima del Concilio. Pur non disponendo di prove certe, appare abbastanza plausibile che Onorio II abbia seguito l’evoluzione dell’Ordine, con molto interesse, già prima del Concilio. Inoltre con Stefan Harding (abate di Citeaux ) e Ugo di Màcon (Abate di Fontigny) vi presero parte i più importanti dignitari dei Cistercensi, il che dimostra quale fortissima influenza esercitasse questo Ordine monacale sugli ideali dei Cavalieri Templari.Infine era presente anche San Bernardo da Chiaravalle, il fondatore e abate del monastero di Clairvaux, colui che incorpora come nessun altro gli ideali dei Cistercensi che rifiutavano potere e ricchezza della Chiesa e davano valore a una vita lontana dal mondo quale strada maestra per raggiungere la salvezza dell’anima. Dal convento di Clairvaux la riforma Cistercense si diffuse rapidamente in tutta l’Europa, tanto che ancora sotto la conduzione di San Bernardo da Chiaravalle sorsero ben 68 nuovi conventi che costituirono il punto di partenza per fondarne ben altri 168. San Bernardo da Chiaravalle, fece strada come influente consigliere del capo temporale e spirituale del XII secolo e fu protagonista decisivo per l’organizzazione della Seconda Crociata (1147-1149). Inoltre, nell’anno 1130, con Innocenzo II e, nel 1148, con Eugenio III, furono eletti papi che avevano subito la forte influenza di San Bernardo da Chiaravalle relativamente a tutti i grandi problemi in essere.
Per info : 334.5383209
Cappella Templare Santa Maria Coeli San Gennaro
La chiesa di Santa Maria Coeli San Gennaro al Vico Molo alle due Porte all'Arenella è una chiesa di Napoli di interesse storico e artistico, eretta nel Seicento da Isabella, erede di Cinzia Della Porta, figlia di Giambattista (nel frattempo morto già dal 1615), che aveva sposato Alfonso di Costanzo, la cui famiglia originaria di Pozzuoli era delle più importanti aristocratiche nell’allora Viceregno.
Dalla lapide in facciata si desume che fosse stata eretta dalla gentildonna alla metà del secolo, per risparmiare ai braccianti dell’agro circostante una lunga discesa verso la città per ascoltar messa — va ricordato che occorreva arrivare come minimo alla Sanità, essa stessa borgo e non propriamente quartiere cittadino. Nei decenni, i di Costanzo ne continuano il patronato, finché nel 1760 morì il duca Francesco Maria, che si fece lì seppellire e che donò la cappella alla Deputazione del Tesoro di San Gennaro, ovvero l’ente governativo della Cappella del Tesoro al Duomo, che dal 1601 ad oggi la regge.
Due anni dopo l’Unità, gli stessi deputati provvidero al restauro della cappella, e la dotarono di altari in marmi pregiati, di nuovo corredo liturgico e di un organo. Nuovi lavori poi nel 1915, condotti dall’architetto Carlo Marullo e promossi ancora dalla Deputazione, con interventi, tra gli altri, ai cancelli, alle mura ed al tetto.

Resistendo al poderoso sfascio urbanistico post-bellico, ancora negli anni Settanta la chiesa serviva gli abitanti della zona, ma col terremoto del 1980 chiuse i battenti, abbandonandosi a un quarantennio di devastazioni, saccheggi, manomissioni e detrimento. E infine il 2017, quando la “Confraternita internazionale dei Cavalieri Templari Cristiani Jacques de Molay” rileva in concessione decennale il monumento dalla Deputazione, addossandosene gli oneri per la messa in sicurezza, l’agibilità e i restauri. I lavori, terminati con l’inaugurazione dello scorso gennaio, hanno portato (sebbene con consistenti integrazioni moderne) alla ripresa del monumento, già mezzo appeso al cappio del crollo ed asfaltato dall’oblio.
Il dato più consistente è la conservazione in basso, sotto un vetro, della lapide mortuaria settecentesca del duca Francesco Maria, e di quella novecentesca che ne rinnova la memoria. Ma soprattutto della cappella con i resti superstiti allo spoglio di ben tre sepolture gentilizie monumentali dei di Costanzo.

Qui la vicenda si complica. Le sepolture sono ben più antiche della stessa cappella e dello stesso Giambattista della Porta: gotiche, precisamente. Che siano della famiglia di Costanzo lo confermano le iscrizioni ancora leggibili e lo scudo gentilizio, per l’appunto un leone che sovrasta tre paia di costole. Al centro della cappella, una lapide latina in caratteri capitali romani, datata 1643, prova a fare ordine. Questa permette di identificare i tre seppellimenti appartenere a Ludovico e Luigi di Costanzo, vescovi di Pozzuoli, e al milite Giovannello, fratello di Ludovico, vissuti fra tre e Quattrocento. Riporta anche di come gli eredi secenteschi decidessero, tramite rogito del notaio Luca Pozio, di trasferire dalla vecchia cattedrale puteolana alla cappella napoletana i sarcofagi. E sotto la lapide latina, un’altra lastra sepolcrale malamente infilata e in parte nascosta dal sarcofago, dall’iscrizione assai abrasa, e con la raffigurazione di una doppia sepoltura, forse di un genitore col figlio.

La tomba meglio serbata è quella di Ludovico, che appare infatti in abiti religiosi, e propriamente col pastorale e la mitria, propri della dignità vescovile. Sulla sua lastra tombale, una classica raffigurazione a tre tondi, con la Vergine, il Cristo calato nel sepolcro (o “Uomo dei dolori”) e il San Giovanni Evangelista che si strappa la tunica dal dolore. Il tutto in un campo di decorazioni vegetali e con iscrizione perimetrale, che ne data la morte all’anno 1400. Similmente ritratto, ma con l’aggiunta del messale, è Luigi, il cui sepolcro però è ridotto appena all'effigie, senza ombra d’iscrizioni. In armatura invece, coerentemente, Giovannello, con il tipicissimo motivo medievale del cagnolino sotto i suoi piedi, come a preservarne il riposo e a fargli compagnia. In attesa di eventuali studi approfonditi, quel che si può constatare è il rilievo del patrimonio artistico della zona, che ben più lascia sperare il rinvenimento delle sedi della portiane.
E si assoda, una volta di più, dunque, che un antico borgo di campagna si spoglia dall’essere solo il ricordo di “terre” o il presente di una modesta scorciatoia tra centro storico e quartieri collinari, ma, proprio perché si tratta di Napoli, il mistero è sempre dietro l’angolo, carico di tesori, e questo splendido dono di Medioevo invoca il peso della custodia e della conoscenza. O l’alternativa di altre tonnellate di vergogna e silenzio.

Nella foto un opera artistica raffigurante San Bernardo e Hugues de Payns del maestro Terlizzese Giacomo Gesmundo, opera che sarà donata dal Priorato Pugliese dei Cavalieri Templari Cristiani Jacques De Molay in occasione dell'anniversario del Concilio di Troys all'Ordine dei Frati Cistercensi di Casamari
 
Fr. Massimo Maria Civale - Gran Priore Internazionale dei cavalieri Templari Cristiani - Jacques de Molay Poveri Cavalieri di Cristo 
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