Punto Famiglia: l'Affido Diurno. Il Progetto Famiglie Solidali PDF Stampa E-mail

ImageLa parrocchia è da sempre un luogo di incontro e di scambio di esperienza familiari ed educative ma soprattutto si configura come una vera e propria oasi di solidarietà. L’affido familiare diurno è una delle realtà che ha trovato nelle parrocchie un habitat particolarmente favorevole. Scopriamone i motivi.

La parrocchia è l’espressione più evidente della vita ecclesiale nei quartieri delle nostre città, o nei piccoli paesi di provincia. In essa si snoda e si sviluppa l’esperienza ed il vissuto delle piccole e grandi comunità ecclesiali. All’interno della parrocchia i nostri figli crescono, i nonni pregano, le famiglie cercano un sostegno nelle difficoltà sia materiali che spirituali. La parrocchia come luogo d’incontro e di scambio con altre persone, per poter cogliere nella diversità la bellezza e la ricchezza che ci contraddistingue. Parrocchia, dunque, come possibilità di confronto con realtà che ci arricchiscono e che ci danno la possibilità di comprendere come, a volte, i nostri “grandi” problemi siano solo “piccoli” problemi. Parrocchia come comunità, nel senso proprio del termine, dove la radice “comune” indica la condivisione degli stessi valori portanti per ogni individuo che trova lì, in questo luogo sacro, altri individui che come lui sono animati dalla stessa forza e dallo stesso spirito. Forza e spirito che permettono di venirsi incontro nei momenti di difficoltà e di incomprensione, soprattutto quando esse dovessero essere latenti e non dichiaratamente manifeste. Un venirsi incontro che si tramuta in aiuto, non solo materiale, ma anche e soprattutto spirituale e morale, perché a volte basta un semplice abbraccio e un orecchio pronto ad ascoltare per sentirsi amati e superare l’indifferenza. Questo è quello che dovrebbe animare tutti coloro che ruotano attorno alla realtà parrocchiale e che dovrebbe costituire il collante affinché anche altri vengano richiamati ed affascinati da questo clima.

Nella parrocchia la famiglia riveste un ruolo centrale, non solo come soggetto verso cui la comunità parrocchiale rivolge il proprio impegno, ma anche quale attore protagonista del servizio pastorale e caritatevole. All’interno della parrocchia le famiglie non solo ricevono, ma tante di esse si mettono al servizio della comunità offrendo del loro tempo impegnandosi in diverse attività. Alcune famiglie sono impegnate nella pastorale, catechesi per i fanciulli, preparazione ai sacramenti, in special modo accompagnando i nubendi al matrimonio o altri sposi e altre famiglie. Ma un posto tutto speciale va riconosciuto alle tante famiglie, che a volte nel silenzio, aprono le porte della loro casa ai più poveri.
Parliamo allora delle famiglie che accolgono, che hanno scelto di aggiungere un posto a tavola, ed un letto nel salotto, per far spazio ad un altro che ha bussato alla porta. Negli ultimi anni, anche se sempre con un po’ di fatica, sta crescendo il numero delle famiglie che fanno accoglienza, non solo di bambini e ragazzi, ma anche di mamme, di anziani o di stranieri. Sono esperienze forti, che interpellano non solo l’istituto familiare, ma le stesse comunità ecclesiali. Le famiglie affidatarie, o meglio le famiglie accoglienti incarnano pienamente la parola evangelica “chi accoglie uno di questi piccoli, accoglie me”, e diventano per chi è accanto un segno forte non solo di carità ma anche di annuncio del vangelo.

Le famiglie affidatarie come opere segno all’interno delle parrocchie, intorno alle quali sensibilizzare ed aggregare altre famiglie. La parrocchia favorisce l’uscita dall’isolamento delle famiglie disagiate, favorendo una solidarietà familiare e mettendo in relazione le diverse risorse della comunità.
L’affido diurno è una forma di accoglienza non a tempo pieno, che si rivolge a famiglie con figli minorenni che hanno bisogno di essere aiutate ad occuparsi in maniera adeguata del delicato compito educativo. Non si tratta di genitori con problematiche gravi, bensì con qualche difficoltà di natura socio-culturale, coniugale o psicologica che può mettere a dura prova la difficile “arte di essere genitori”. Si tratta di famiglie che hanno le risorse sufficienti per essere genitori ma che, in alcune fasi della vita, vanno affiancate e sostenute per evitare che lo stress della quotidianità si riversi sul bambino; situazioni in cui l’aiuto competente di un’altra famiglia può aiutare e supportare, evitando che il “disagio” si trasformi in problema, e prevenendo così, fin dove è possibile, il ricorso ai servizi specialistici. L’aiuto concreto di un’altra famiglia può facilitare il ruolo educativo e aiutare le famiglie a confrontarsi con altri modelli familiari, con cui poter costruire rapporti amicali.
L’affido non a tempo pieno è una delle forme di accoglienza che la parrocchia può favorire, poiché essendo costituito proprio su di una rete di relazioni ben riesce a garantire un lavoro paziente di accompagnamento e di condivisione di un cammino tra le famiglie.

cfr. Carmela Memoli, Punto Famiglia, gennaio-febbraio 2008

 
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