Gli italiani conquistano Salisburgo PDF Stampa E-mail

Il fior fiore della musica nostrana valica le Alpi. Una serie di concerti sotto il segno del Tricolore: gran finale con la bacchetta di Muti che dirige il Nabucco

 Vi sono due Festival che sono da decenni il must della musica classica. Uno è il quello wagneriano di Bayreuth, l’altro il Festival di Salisburgo, che è stato tra l’altro in mani illustri come quelle del salisburghese Karajan.

Quest’anno a Salisburgo, città natale del divino Amadé di cui reca il segno dappertutto e Capitale della musica d’eccellenza nel mondo, l’italiano è diventato lingua usuale. Il Festival di primavera assegnato alla cura artistica di una belcantista (romana di nascita) come il soprano Cecilia Bartoli, ma soprattutto le presenze in questo mese di agosto dei due massimi complessi orchestrali capitolini la dicono lunga di come la crescita qualitativa delle nostre istituzioni abbia loro concesso l’ingresso nel Gotha della musica, sinora riservato a compagini mitteleuropee più blasonate.

Per prima sarà questa sera la secolare Accademia di S. Cecilia che si presenterà al gran completo con il toccante War Requiem di Britten diretto da Sir Antonio Pappano con un cast vocale davvero d’eccezione con la richiestissima Anna Netrebko, Ian Bostridge e Thomas Hampson.

Forse più inattesa la presenza per ben tre recite, che hanno registrato già il tutto esaurito, del Teatro dell’ Opera di Roma al gran completo (dal 29 agosto) per il Nabuccodonosor di Verdi in forma di concerto diretto dal suo mentore Riccardo Muti, la stessa edizione che segnò la ricorrenza del centocinquantenario dell’Unità d’Italia nel 2011 ed ora l’anno del bicentenario verdiano ( ultime repliche sceniche a luglio). I solisti di canto saranno Zeliko Lucic nel ruolo del titolo, il lanciatissimo tenore Francesco Meli (Ismaele), Dimitri Beloselsky (Zaccaria) ma soprattutto le contrapposte sorelle nemiche Abigaille e Fenena saranno interpretate dalla austriaca Tatiana Serjan e dalla nostra Sonia Ganassi.

Un traguardo ed un riconoscimento internazionale che rallegrano proprio nel momento in cui maggiori si fanno in Italia le difficoltà per i tagli della spending revew alla cultura e allo spettacolo. Un implicito apprezzamento di un Festival così esclusivo dei livelli raggiunti dalle performances delle due grandi istituzioni musicali romane, che vantano secoli di illustri pagine storiche alle spalle.

Ed il cui perito va ascritto in primis alle bacchette di Pappano e di Muti, che sanno galvanizzare i professori di orchestra. Un evento storico che deve incoraggiare a superare l’attuale fase morta di ristagno in attesa di un riavvio e di una ripresa, sempre però con l’occhio ben attento al portafoglio ed alla spesa del denaro pubblico, alla ricerca di idee nuove, di nuove sinergie, di nuove proposte e strategie.

E che questo riconoscimento venga dall’estero, anzi da una grande capitale della musica classica, fa piacere anche perché le sorti della musica sembrano spesso relegate solo alle parole di buona volontà di una classe politica disattenta ai valori della cultura musicale ed alla valenza catartica e terapeutica della musica d’arte.

Merito delle masse artistiche e di chi cerca di guidarle al meglio, sia artisticamente che amministrativamente, tra i marosi attuali. Prosit dunque e buona musica a tutti. La musica italiana lo merita e ad essa (lirica o sinfonica che sia) si lega spesso l’immagine del Paese e del made in Italy nel mondo. Più volte in occasione dell’anno della lingua italiana nel mondo si ebbe modo di sostenere il ruolo che la lirica ha giocato nella diffusione del nostro idioma nel mondo e di esortare a non fare affidamento solo su Dante e Manzoni, ma anche su Puccini e Verdi.

Se qualche timido segno di miglioramento è stato registrato in questi ultimi giorni nello spread e nella situazione economica generale, da queste presenze italiane a Salisburgo c’è da attendersi una ripresa anche nel settore della musica e della lirica. Ma la battaglia sarà vinta non solo quando le orchestre italiane approdano a Salisburgo, ma soprattutto quando gli italiani conquisteranno la convinzione che la musica aiuta a vivere meglio. Come la neurobiologia ha ampiamente dimostrato.

 
< Prec.   Pros. >