Berlusconi attacca in otto mosse «Via Imu e finanziamenti ai partiti» PDF Stampa E-mail

BERLUSCONI sceglie Facebook per mandare un messaggio rassicurante al suo popolo: il dialogo con Bersani non mi impedisce di pensare a voi. «Mentre le altre forze sembrano impegnate a perdere tempo, io dal 15 aprile presenterò in Parlamento otto disegni di legge che sono la prima applicazione del nostro programma elettorale». Una cura ‘choc’ — almeno nelle intenzioni — che parte dall’abrogazione dell’Imu per arrivare alla revisione di Equitalia passando per la cancellazione del finanziamento ai partiti, la riforma di fisco-giustizia, l’azzeramento dei contributi per cinque anni agli imprenditori che assumono giovani. 
Gli serve per dimostrare che il cambiamento non è un’esclusiva della sinistra o dei grillini: «Anche noi siamo in grado di dare risposte alla gente su problemi concreti». Non gli dispiace vedere il leader Pd in difficoltà nel suo partito, assieme agli esponenti del Pdl annusa con piacere il cambiamento di clima testimoniato dalla disponibilità di big come Franceschini a dialogare anche sul governo («pure se c’è molta propaganda gli otto punti sono da mettere sul piano del confronto») ma il match è in pieno svolgimento e il Cavaliere non ha intenzione di mollare il doppio binario. Ovvero: trattare su esecutivo e presidente della Repubblica continuando a cercare il consenso tra la gente. Tant’è vero che sta ragionando sull’opportunità di andare in piazza anche in Friuli, dove il 21 aprile si vota per il rinnovo del consiglio regionale, dopo la manifestazione di Bari e prima di quella in agenda a Brescia pur «con intenti non barricaderi», per dirla con Alfano. 

SÌ, PERCHÉ la trattativa prosegue a ritmo serrato. Addirittura ci sono voci di contatti diretti con Bersani in queste ore che non trovano conferme: passi avanti concreti non ce ne sono, ecco perché — dicono dalle parti di Arcore — l’incontro ufficiale tra i due leader avverrà tra mercoledì e giovedì, praticamente quando i saggi nominati da Napolitano avranno finito il lavoro. Mentre le colombe paragonano lo smarcamento di Renzi, Franceschini & co. all’«abbattimento del muro di Berlino», Berlusconi fa sapere di non essere intenzionato a mollare di un millimetro sui punti fissati nei giorni scorsi: impossibile, del resto, abbassare la guardia quando si negozia. Agli intimi ripete che le ipotesi di intesa che lo soddisfano sono due. La prima prevede l’elezione congiunta di un presidente di garanzia anche espresso dal Pd (l’idenkit di partenza è del tipo Amato-Marini-D’Alema: i nomi politici soddisfano più di tecnici alla Severino) e il governo assieme con Bersani premier, Alfano vice o comunque ministri Pdl mentre le otto proposte di legge sarebbero il perimetro di un programma di larghe intese. 
La seconda è una sorta di spartizione: se il Pd vuole farsi il governo autonomamente con noi fuori (astensione, non partecipazione al voto, governo di minoranza) allora il capo dello Stato deve essere chiara espressione di centrodestra. Altrimenti? La rottura, «ovvero l’extrema ratio del voto», ed il programma elettorale partirebbe dalle solite otto proposte. Però è chiaro che si ragiona (e parecchio) di subordinate. È il tasto su cui le colombe di entrambi i partiti picchiano.

 

a cura di  Antonella Coppari

 
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