Studio all'estero, italiani poco propensi. Ma chi parte acquista fiducia e tolleranza. PDF Stampa E-mail

I ragazzi italiani delle scuole superiori sono poco propensi a lasciare l’Italia, ma andare all'estero fa bene alle lingua e per un arricchimento umano. Una cultura diversa crea rispetto, fiducia, interesse in persone che arrivano da altri mondi: effetto non trascurabile in una società globalizzata, multietnica dove le barriere si riducono e le paure aumentano.

 

La conoscenza è la chiave. Ma la scuola non è preparata a rispondere alle necessità dei ragazzi di aprirsi al mondo. A dirlo sono direttamente gli studenti. E lo svela il ‘Rapporto dell’Osservatorio nazionale dell’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca’ ideato e promosso da Fondazione Intercultura con il sostegno di Fondazione Telecom Italia.

 

“Il 53% degli studenti afferma che la propria scuola ha organizzato almeno un’attività internazionale, ma prenderne parte è meno del 40%”. Poche occasioni e non per tutti anche se a voler partire non sono poi così tanti: il 25% contro un 27 convinto a restare a casa. In mezzo gli indecisi, gli stessi che se in Italia non cambierà presto qualcosa, emigreranno alla ricerca di un lavoro e di un posto migliore.

Il fenomeno comunque cresce: 4.700 studenti internazionalizzati nel 2011 pari a un +34% rispetto al 2009! Trend che fa sperare e su cui riflettere.

Una delle occasione è offerta da Intercultura con cui partono ogni anno circa 1500 ragazzi: dalle più ‘classiche’ e forse rassicuranti mete europee a Stati Uniti, Thailandia, Panama, Paraguay e Hong Kong. Stare all’estero poche settimane durante il periodo estivo è un’esperienza che somiglia più a una vacanza. I soggiorni più lunghi sono la vera sfida: 6 mesi oppure 12, un anno per ragazzi fra i 15 e 18 anni. Servono forte spinta, motivazione, curiosità.

Si è ripagati da una maggiore capacità di problem solving, critica, senso di responsabilità ma anche da una visione più chiara delle proprie radici e del rispetto per realtà diverse.

Il plus sta nel mantenere la ‘ricchezza acquisita’ anche tornati a casa. Diversi studi dimostrano la tendenza degli studenti stati all'estero per almeno 10 mesi a cercare rapporti con persone di altre culture. Propensione confermata anche dopo diversi mesi.

Più che una preparazione scolastica, didattica, l’estero è una preparazione umana, alla vita. Un’esperienza fatta non per bisogno, come per i cervelli in fuga, ma spinta dal desidero. E poi i legami che nascono  in un soggiorno all'estero mantengono vivi ricordi e scoperte: famiglie ospitanti, assistenza e tutela in altri Paesi, condivisione delle emozioni con i social network sotto le dita.

E proprio Facebook, testimonia l’esperienza interculturale… “Non temete, il freddo è solo meteorologico. Il popolo russo conserva in se il cuore più caldo e ardente del mondo. Grazie per avermi permesso di conoscere di persona questo affetto meraviglioso, dettato da un legame più antico e arcano: l’ospitalità”.

Vuoi vedere che la scuola è meglio farla in giro per il mondo?

Fonte Oggi24.it, link: http://oggi24.it/attualita/studio-allestero-ragazzi-italiani-propensi-parte-acquista-fiducia-tolleranza-19708.html

 

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