Pepi Morgia parla della mostra sui 60 anni della kermesse. Atmosfere alla 'Blade Runner'e tecnologia PDF Stampa E-mail

Sessant'anni di musica, artisti, personaggi e storia da celebrare secondo una parola d'ordine precisa: rock'n'roll. L'organizzazione di una mostra per festeggiare la 60° edizione del Festival della Canzone italiana nasconde non poche insidie, considerato il corollario di critiche che ogni anno accompagna la kermesse sanremese, ecco perché Pepi Morgia, per la sua mostra Sanremo story. 60 anni di musica italiana (al Palafiori di Sanremo dal 13 al 28 febbraio 2010) ha deciso sorprendere tutti con qualcosa di inaspettato, capace di coniugare tradizione e attualità.

«La storia del Festival - afferma Pepi Morgia, ideatore e direttore artistico della mostra inserita all'interno del programma di manifestazioni Sanremoff  - è di sicuro il fulcro del mio progetto, ma non volevo trasmettere un'immagine troppo classica, stereotipata e, in definitiva, incapace di interessare davvero i visitatori».

Da qui l'idea di dare vita a uno spazio espositivo originale, che si discosta dal tipico ambiente museale. «Si, ho cercato di creare un'esposizione tecnologica, multimediale, con atmosfere un po' alla Blade Runner, e il più possibile rock'n'roll, nell'accezione più ampia del temine. Così, le luci saranno molto fredde, tutte tendenti al blu, una scelta inusuale per un evento di questo genere, e dei bauli trasparenti, simili a quelli usati dai musicisti per trasportare gli strumenti, verranno usati come teche all'interno della scenografia».
Un tocco decisamente on the road, questo, dettato anche da questioni pratiche: la mostra, infatti, dopo l'inaugurazione sanremese, viaggerà per tre anni in giro per l'Europa, da Isreale alla Russia passando per diverse altre città italiane.

 

 

 

L'interattività, nel solco di una linea già ampiamente consolidata in occasione della mostra organizzata nel 2009 a Genova per i dieci anni dalla scomparsa dell'amico Fabrizio De André, giocherà anche questa volta un ruolo fondamentale. «Ci saranno 6 schermi touch screen da 50 pollici, uno per ogni decennio, a disposizione del pubblico, che potrà, grazie al menù di navigazione, conoscere non solo le canzoni e gli artisti, ma anche la fase storica nella quale si tennero le varie edizioni. Oltre a questi, verranno installati altri 60 monitor, uno per anno».

Scelte decise, dunque, che ben delineano la volontà di adottare un linguaggio nuovo, con il quale poter comunicare ad un pubblico più ampio, e che sia in grado di raggiungere anche quella fascia giovanile che difficilmente si interessa del Festival.
«Purtroppo il Festival, un evento con una copertura mediatica seconda solamente alla premiazione degli Oscar, in Italia è divenuto un elemento talmente inserito nella nostra cultura, da passare spesso inosservato, qualcosa che ormai non vale più la pena di seguire. Vorrei invece che la musica tornasse al centro, e che si riuscisse a proporre un'immagine attuale del Festival della Canzone».

E se le critiche per una manifestazione incapace di coinvolgere i giovani proseguono ormai da tempo, altrettanto annose sono le lamentele delle aziende floricole sanremesi, surclassate sempre più dalla concorrenza straniera. Quanto spazio ci sarà all'interno della mostra per i fiori della Città dei fiori? «Meno di quello che avrei desiderato - spiega Pepi Morgia -. Ho cercato di coordinarmi col Comune per creare una sezione dedicata proprio ai fiori, ma non è stato possibile. Nonostante ciò, fin dall'entrata ci saranno molte composizioni floreali che ricreeranno le atmosfere delle diverse edizioni».

Dall'olfatto al gusto, la mostra presenterà anche lo spazio Musica in tavola: i ristoratori della città potranno portare le foto scattate con gli artisti nel corso degli anni, immagini che appariranno poi in monitor inseriti all'interno dei piatti che verranno utilizzati nel corso dei banchetti.
A poca distanza, l'esposizione dei cimeli provenienti dal Museo Tripodi, con abiti di scena, dischi e giornali originali dell'epoca, copertine e spartiti, e il book shop, allestito in una struttura circolare e con al centro una statua di cinque metri raffigurante il Leone rampante e la palma, simbolo di Sanremo ed effige storica della manifestazione canora.

E a proposito di icone storiche del Festival, qual è il personaggio a cui è più è legato Pepi Morgia? «Non direi un personaggio solo, ma la coppia costituita da Baudo e Chiambretti (era il 2008, ndr). Erano ben assortiti, il buon inizio di un'idea che poi non è stata portata avanti. Proponevano qualcosa di diverso e quell'edizione, infatti, piacque ad un pubblico molto ampio». Un risultato che difficilmente, secondo Pepi Morgia, si riuscirà a raggiungere quest'anno, con la conduzione affidata a Antonella Clerici. «Probabilmente con questa scelta ci si rivolge ad una fascia di pubblico più ristretta. Forse, per il futuro, bisognerebbe fare delle scelte nuove, un po' più audaci, creare qualche nuova icona, magari puntando su qualche ex cantante: si perderebbe qualcosa dal punto di vista tecnico, ma chissà che non si guadagni per quel che riguarda l'appeal con il pubblico».

Un evento di certo da non perdere, Sanremo story, ma non l'unico all'interno di Sanremoff: come anticipa Pepi Morgia, oltre alla mostra «il programma prevede l'esposizione fotografica Cento scatti di musica, appuntamento ormai consolidato al quale parteciperanno anche quest'anno diversi artisti». Inoltre, «la mostra I fiori di Faber, dedicata a Fabrizio De Andrè, l'esibizione dei cantanti in gara sulla storica passerella che conduce all'interno del teatro Ariston e i tanti concerti live nelle piazze della città, durante i quali dare finalmente spazio anche agli artisti della scena musicale locale».

Perché Sanremo sarà sempre Sanremo, ma da quest'anno - forse - un po' più rock.


 
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