CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - A NEW YORK "DOUCHE BAG CITY" PDF Stampa E-mail

CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - A NEW YORK "DOUCHE BAG CITY" DI FEDERICO SOLMI OVVERO TRADIZIONE E TECNOLOGIA IN UN VIDEO SULLE REALTA' URBANE DELLA QUOTIDIANITA'

 

"Douche Bag City" è il titolo della città ideata da Federico Solmi, artista italiano, bolognese ma con cittadinanza americana, per una "video installation of 8 single channel hand drawn animated films and in an edition of 10".  Un film - presentato il 9 gennaio alla LMAKprojects di New York e visibile fino al 14 febbraio prossimo - che vuole essere una satira sul mondo che vive l'attuale crisi economica.

Douche Bag City è un luogo senza speranza, dove i cattivi  della società sono in carcere per le loro atrocità commesse contro la comunità. Non c'è né speranza né fuggire da Douche Bag City. Non ci sono uscite e non vi è alcuna possibilità di salvezza, solo la punizione e la tortura. I prigionieri di Douche Bag City sono indifesi contro creature sempre più cattive  e demoni. Denaro, scorte e ricchezza non hanno senso in questa città.
Dick Richman è il personaggio principale del video. Lui è un avido, disonesto, egoista dipendente di Wall Street recluso a  Douche Bag City.

Il video realizzato da Dick Richman  in  3D offre caratteristiche sviluppate dall'ingegneria dei videogiochi, che lasciano lo spettatore con l'impressione di essere parte integrante di un videogioco.

Diversi i capitoli del filmato, ognuno rappresenta un particolare aspetto e l'obiettivo finale è sopravvivere a numerose  sfide, ma ciò non succederà mai. In realtà in ogni missione il protagonista sarà ucciso da ragni, mostri, o zombie, e alla fine di ogni capitolo un diverso-Game Over, apparirà sullo schermo, con la scritta "Missione Impossibile"..

L'opera è il risultato di un lungo lavoro che ha visto Federico Somi impegnato in questi ultimi 4 anni nel disegno di video animazioni da lui interamente disegnate a mano. Un'attività con la quale ha prodotto in tre anni ben 4 video di  animazione, conbinando il metodo tradizionale del passato con la tecnica del 3 D in collaborazione con l'artista australiano Russell Lowe, docente di Digital Design presso l'Università Wellington, che ha il compito di trasformare la storyboard disegnati a mano da Solmi filmati in 3D.  Il suo lavoro si distacca, dunque, da altre produzioni di animazione rendendolo un'opera artistica unica e rivoluzionaria ed altrettanto unica anche sul piano organizzativo tecnologico. La collaborazione con Lowe avviene sempre tramite le nuove tecnologie.

Alcuni dati per comprendere la complessità dell'opera: per una video installazione di 4 minuti  Solmi ha bisogno di eseguire circa 1200 disegni, da  8,5 x 11 pollici, colorati a mano, nell'arco di 12 mesi per raggiungere la fase finale.
Una volta completati i disegni scannerizza ogni disegno per trasferirili sul computer e li invia a Lowe. Vengono quindi modificati i fotogrammi e occorre selezionale la parte audio. Il metodo permette alla video-animazione di avere una prospettiva e l'effetto speciale di un videogioco moderno, ma allo stesso tempo di mantenere le caratteristiche proprie di un disegno. Passato attraverso le ultime fasi, il risultato finale del video è un'animazione con prospettive e angolazioni di ripresa dinamiche complesse, inoltre possiede una qualità visiva assolutamente unica.


Federico Solmi è  italiano ma con cittadinanza americana ed ha al suo attivo numerose mostre negli Stati Uniti ed in Canada e come molti altri artisti, soprattutto  nei Paesi del Nord America,  sperimenta la propria arte manipolando tecnologie e immagini del  nostro quotidiano, Ma nella sua riflessione si dimostra un fedele testimone, quasi un archeologo degli avvenimenti e  concetti, che  riflette nelle sue opere condensate nella narrazione dei suoi video attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie. Opere che drammatizza esaltando i caratteri della quotidianità in cui siamo immersi senza voler per questo lanciare alcun monito, nè pronunciare una critica, solo per esprimere una semplice constatazione di realtà a cui ci stiamo in qualche modo drammaticamente abituando

 
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