VELTRONI AMMETTE SCONFITTA;OPPOSIZIONE, E REGOLE INSIEME PDF Stampa E-mail

 

 ImageVELTRONI AMMETTE SCONFITTA;OPPOSIZIONE, E REGOLE INSIEME  di Cristina Ferrulli

ROMA - La sfida riformista per il governo del Paese è persa, ma Walter Veltroni sente di avere la coscienza a posto: nello scenario terremotato del centrosinistra, il Pd ha fatto "una grande rimonta politica ed elettorale" e ora si trova davanti la grande responsabilità di fare, quasi da sola in Parlamento, un'opposizione che per il leader dei democratici dovrà essere "riformista" rispetto al governo e "di responsabilità nazionale" alla ricerca di una convergenza sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale. Con la moglie e le figlie, Veltroni ha vissuto sin dal primo pomeriggio l'altalena dei dati elettorali, passando dall'ottimismo degli exit poll alla doccia fredda delle proiezioni. Ma al suo fianco, in un continuo via vai tra le stanze del loft, il segretario del Pd ha voluto lo stato maggiore del partito, da Massimo D'Alema a Beppe Fioroni, che sono saliti con lui sul palco al momento del riconoscimento della sconfitta "perché oggi - spiegano uomini a lui vicini - si è anche avuta la prova che il partito è vivo e vegeto e anche unito". Nelle ultime settimane, girando le piazze italiane, il capo dei democratici aveva veramente creduto che lo slogan 'si puo' faré poteva diventare oggi "l'abbiamo fatto". Obiettivo non centrato come subito, arrivando verso le 20 nella sala stampa allestita in un ex mercato del pesce, Veltroni riconosce, concedendo l'onore delle armi al suo sfidante che chiama, per la prima volta, per cognome: "Ho telefonato a Berlusconi per dargli atto della vittoria ed esprimergli l'augurio di buon lavoro". Lo stile non cambia, resta il fair play di sempre anche se l'ex sindaco di Roma si augura che Pdl e Lega "governino nel rispetto dei valori fondamentali" della Repubblica. Al di là della sconfitta, il Pd ed il suo leader sono, infatti, preoccupati che il pieno di voti del Carroccio possa trasformarsi in tensione verso le istituzioni democratiche. "Il risultato è chiaro - è l'analisi di Veltroni - la destra governa ma è anche chiara una verità interna, cioé il riequilibrio dei rapporti di forza tra Pdl e Lega a favore della Lega che cresce". Rapporti di forza e "differenze programmatiche" che spingono il leader del Pd a dire di non sapere quanto "il governo durerà" ma il ruolo dei democratici, sembra di capire dalle prime parole del leader, non sarà un'opposizione mirata alla spallata anche perché i numeri al Senato sono ben diversi da quelli del governo Prodi. "Abbiamo avuto un risultato molto importante - evidenzia Veltroni, ricordando la rimonta di 22 punti da settembre e la crescita di 6-7 punti al Senato rispetto all'Ulivo del 2006 - che ci permette di portare in Parlamento la più grande forza riformista che l'Italia abbia avuto". Una forza "sul 34-35%" che si troverà a fare opposizione in un Parlamento "mutato" proprio per la decisione del Pd di andare da solo. Per la prima volta da 15 anni, il centrosinistra in Italia sarà costituito da un solo partito, più l'alleato Idv, e, se Veltroni resta convinto della sua scelta di rompere con la sinistra, è cosciente del rischio che l'esclusione dal Parlamento possa portare la sinistra radicale ad una deriva movimentista. Uno scenario che ancor più impone al Pd di avere "due stelle polari" nel suo ruolo di minoranza: nessuno sconto al governo "sulla base del nostro programma di innovazione riformista" ma "piena disponibilità ad una convergenza sulle regole del gioco". La sfida, nel bilancio veltroniano, non è persa ma solo rinviata: "Da qui in avanti lavoreremo per creare le condizioni perché l'Italia possa avere una guida riformista al governo". E Veltroni ha tutte le intenzioni di restare a capo della nuova partita che da domani si apre.

 
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