Guida morì sulle Ande, video dei soccorsi Il padre: «Trattato come un cane» PDF Stampa E-mail
BUENOS AIRES (17 febbraio) - I genitori di una guida argentina morto più di un mese fa sull'Aconcagua, in cima alle Ande, durante una spedizione nella quale è deceduta anche l'italiana Elena Senin, hanno oggi ribadito le denunce presentate nei giorni scorsi alla giustizia locale, chiedendo di chiarire le circostanze nelle quali il figlio ha perso la vita.

I genitori della guida, Federico Campanini, mettono in dubbio quanto riferito dai soccorritori argentini dopo aver visto un video-shock trasmesso dalla tv di Buenos Aires, con immagini di un gruppo di soccorritori che cercano di scendere dalla cima con la giovane guida trascinandolo con una corda.

«Mio figlio è stato abbandonato, avrebbero potuto salvarlo», ha detto la madre di Campanini, Monica Sanchez, rilevando che il figlio è stato trattato «come un cane» dai soccorritori e sottolineando «il dolore provato quando questo fine settimana ho visto le immagini in cui si vede Federico morire».

«Ora vogliamo restare in silenzio», ha aggiunto la donna, precisando «di non voler interferire nel procedimento giudiziario» aperto a Mendoza, la città vicino all'Aconcagua, da dove era partita la spedizione. Anche il padre di Campanini ha dichiarato «di non essere convinto che abbiano lasciato Federico quando era già morto: lo hanno lasciato lassù vivo, e non avevano mai pensato che questo video potesse venir fuori». Subito dopo le operazioni di soccorso, la squadra argentina che ha realizzato il salvataggio aveva detto di aver lasciato in cima alla montagna Federico perchè era già morto.

Alla spedizione, che si è svolta nei primi giorni di gennaio, avevano preso parte insieme alla guida argentina e alla Senin altri tre italiani (Marina Attanasio, Matteo Refrigerato e Mirko Affasio) che sono stati tratti in salvo dopo due giorni passati a quota quasi 7 mila metri da un gruppo di soccorritori argentini.
 
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