Ban Ki Moon: «Si fermino ora morte e distruzione» PDF Stampa E-mail

Image New York. «È ora di fermare uccisioni e distruzioni». Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, quasi rivestendosi concretamente del ruolo in realtà solo ideale di guida della comunità internazionale, annuncia che il tempo è scaduto e che la violenza che si abbatte sul ghetto di Gaza è andata ogni ogni ragionevolezza, oltre che ogni orrore. Ha chiamato i giornalisti ed ha detto che domani partirà per il Medio Oriente e che «ad ogni fermata del viaggio» ripeterà ossessivamente: basta, il tempo è scaduto. Israele ed Hamas si accordino per il rispetto della risoluzione. «Troppe persone sono morte, troppe persone continuano a vivere nella paura». Israele ed Hamas, ha detto devono accordarsi su un cessate il fuoco che preveda «la fine del lancio di missili da Gaza ed il ritiro delle forze israeliane» dalla Striscia. Ban Ki-moon dunque, arriva in Medio oriente alla caccia di una soluzione diplomatica non solo moralmente obbligatoria davanti alle sofferenze inflitte ai civili intrappolati nel ghetto di Gaza, ma sempre più necessaria ad ogni ora in più di bombardamenti, anche al fosforo, su una popolazione affamata ed allo stremo. Il segretario generale incontrerà il presidente egiziano Hosni Mubarak, il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, il ministro degli esteri egiziano Abdul Gheit, il re di Giordania Abdallah II. Poi, il giorno dopo, giovedì, il segretario generale prenderà di petto, diplomaticamente, Israele. Sarà a Tel Aviv e Gerusalemme «con incontri previsti - ha detto la portavoce - con il ministro degli esteri israeliano, signora Tzipi Livni, il ministro della difesa Ehud Barak e il premier Ehud Olmert». Dopo Gerusalemme verrà Ramallah con incontri di Ban con il presidente dell’Anp Abu Mazen. Non poteva mancare la tappa in Turchia dove il premier Erdogan, tradizionale amico di Israele, nonchè interposto mediatore con la Siria, in quest’occasione si batte invece per Gaza. Infine il cruciale Libano ed il culmine dovrebbe essere venerdì il summit della Lega araba. E mentre Ban percorrerà, fisicamente, ogni via diplomatica ad oriente, l’Egitto resta l’altro focolare diplomatico acceso nel buio di una crisi di portata che travalica confini ed interessi di Israele che l’ha scatenata. Una pattuglia di politici internazionale va e viene in queste ore dalla residenza del presidente egiziano Hosni Mubarak: l’ex premier britannico Tony Blair, presente come inviato del Quartetto (ossia Onu, Ue, Usa e Russia) è instancabilmente attivo. All’uscita da un colloquio Blair ha detto alla stampa: «Gli elementi per un cessate il fuoco immediato sono lì». «È un momento delicato e spero porterà frutti nei prossimi giorni». L’eufemismo «delicato» è esplicitato meglio da Boutros Boutros Ghali, ex segretario generale delle Nazioni Unite: «Mai si è dato maggior fuoco alle polveri degli estremisti». Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che prepara la sua visita in Medio Oriente è intervenuto per sistenere che «Gaza non è lo Stato di Hamas ed occorre legittimare il presidente Abu Mazen».

 
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