UE: bene le misure sui rom immigrati PDF Stampa E-mail
ImageBruxelles. Le misure adottate dall'Italia per fare fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali non sono risultate discriminatorie e quindi sono in linea con il diritto comunitario.
Questo in sintesi il giudizio espresso dalla Commissione Europea dopo l'analisi condotta sul rapporto sul censimento dei campi nomadi inviato da Roma a Bruxelles il 1 agosto scorso.
L'attenta analisi del documento inviato da Roma ha consentito di constatare che - ha detto Michele Cercone, portavoce del Commissario alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza Jacques Barrot - "né le ordinanze né le linee direttrici né le condizioni di esecuzione" delle misure prese "autorizzano la raccolta di dati relativi all'origine etnica o alla religione delle persone censite".
Anche la raccolta delle impronte digitali "viene fatta solo al fine di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo" ha aggiunto il portavoce di Barrot. Un sistema "valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione".
La "buona cooperazione" tra le autorità italiane e Bruxelles, ha osservato ancora Cercone, ha consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di "correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni". Barrot continuerà a seguire il dossier prestando attenzione alle ulteriori informazioni che saranno fornite dall'Italia sull'applicazione delle misure prese e chiede di essere informato sullo svolgimento del censimento e dei suoi risultati.
IMMIGRAZIONE: LEGA CONTRO LA CONCESSIONE DEL VOTO
"La Lega conferma la contrarietà netta al voto agli immigrati". Lo ha detto oggi a Verona il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso di un incontro con i giornalisti "Non credo - ha aggiunto il ministro - che questa iniziativa andrà avanti. Non è nel programma di governo".
"Il voto agli immigrati è un tema in discussione da molto tempo, ma ritengo che in questa legislatura non ci siano numeri e condizioni per questa svolta che sarebbe un errore". Lo afferma Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri. "Il diritto di voto - aggiunge - si deve collegare alla cittadinanza, per poter ottenere la quale resta fissato il termine dei dieci anni di residenza in Italia. Ma dare il voto a chi non è cittadino, anche solo per le elezioni amministrative, non sarebbe una scelta giusta".
 
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